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RECENSIONI\Daniele Ferrari, Status giuridico e orientamento sessuale

ferrariPubblichiamo con molto piacere la prefazione, curata da Lara Trucco, all’interessante volume di Daniele Ferrari Status giuridico e orientamento sessuale, La condizione giuridica dell’omosessualità dalla sanzione, alla liberazione, alla dignità.

di Lara Trucco*

Il volume curato da Daniele Ferrari, dal titolo indubbiamente intrigante “Status giuridico e orientamento sessuale”, raccoglie una serie di saggi scritti dallo stesso autore su di un tema, “la condizione giuridica dell’omosessualità”, di perdurante attualità.

La battaglia portata avanti contro ogni forma di discriminazione nei confronti dei soggetti omosessuali è, infatti, “antica” ed a tutt’oggi, come lo stesso libro sta a dimostrare, non ancora del tutto risolta, tanto che si è resa necessaria l’approvazione, nelle scorse settimane, da parte della Camera dei deputati, di una mozione concernente uno degli aspetti più controversi della «condizione delle persone dello stesso sesso», e cioè a dire l’introduzione di una disciplina normativa “sulle unioni civili”, mentre il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della nona Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, ha incoraggiato, più ampiamente, «quanti in questi anni si sono battuti e continuano a battersi contro ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale delle persone».

In attesa, dunque, dell’evolversi della situazione, il volume, scritto con piglio appassionato, offre ai lettori un’istantanea sullo stato in cui versa attualmente la materia…arricchendone la visione con stimolanti coups d’œil verso il passato così come di proiezioni verso l’immediato futuro. Il cuore dello studio, infatti, costituito dall’analisi dello “status delle unioni omo-affettive in Italia” (cap. II), è preceduto dall’esame, in chiave storica, della “condizione giuridica dell’omosessualità” (cap. I) e ad esso segue la considerazione dei delicati rapporti tra omosessualità e “status di genitore”, da un lato (cap. III), e dei “fenomeni migratori”, dall’altro (cap. IV).

Pur essendo consapevoli della responsabilità di introdurre alla lettura di un libro su questioni tanto delicate e complesse e senza in ogni caso volerne qui anticipare più del necessario i contenuti, ciò che, ci pare, ne risulta confermato è come, nella società democratica e pluralistica attuale, l’orizzonte critico dei diritti fondamentali sia costituito dalla presenza (anche) sul piano legislativo di “modelli” aprioristicamente “negativi” nei confronti di certi stili e comportamenti di vita. Questo tipo di approccio, già di per se stesso controverso, si rivela ancora più problematico quando ha «l’effetto di svalutare la dignità delle persone», a maggior ragione in quei casi in cui esso fondi i propri assunti su basi falsificabili sul piano scientifico.

Più in generale, nell’epoca attuale sembrano le scelte politiche tendenti a valorizzare esclusivamente gli aspetti accomunanti “i più”, sulla base di postulati modelli di “normalità”, a risultare inadeguate. Ciò che è tanto più vero se si condivide l’idea che nella società contemporanea (caratterizzata da una crescente diversificazione e moltiplicazione dei ruoli e dei gruppi sociali: territoriali, istituzionali, culturali … persino mediatici) al di là della possibilità «de rester chez soi pour exclure les autres», il fronte evolutivo sia costituito dal principio di massima espansione delle libertà individuali, e particolarmente dall’affermazione «in positivo» del proprio modo di essere, ovvero delle proprie personali attitudini e specificità «sortant de chez soi pour aller vers les autres», in una comunità che tende vieppiù ad essere ed a farsi “globale”.

In un siffatto inedito contesto, fondamentale risulta dunque la “possibilità di esercizio personalizzato delle libertà fondamentali”, tendendo, ciascun individuo, a farsi, per così dire, “segnale” del “grado” di democraticità del sistema nel suo complesso (il quale a sua volta può immaginarsi come direttamente proporzionale al livello di “pieno sviluppo” raggiunto da ogni singola componente in seno alla società): per cui la “sfida” sembra esser data oggi dalla capacità ordinamentale di assecondare un tale trend, contemperandolo, nel contempo, con le altrettanto ineludibili esigenze di ordine collettivo…alla ricerca di un sempre nuovo equilibrio tra le ragioni dell’individualità e quelle della società tutta.

Ebbene, della centralità – e, per certi versi, dell’insostituibilità – del ruolo del legislatore, ovvero delle «scelte di politica legislativa» concernenti l’omosessualità, è dato prova, sia pure in controluce, nello studio che qui si presenta. Così, è proprio l’analisi dello specifico “caso italiano” a portare a considerare l’impatto negativo che il «vuoto legislativo» in materia sta avendo sulla definizione stessa dello «status» dell’individuo omosessuale «come singolo ed in quanto membro di formazioni sociali», specie con riguardo alle «due opposte prospettive della capacità o incapacità in ordine alla titolarità di diritti». In particolare, la mancanza di una tenuta della “regia” da parte del legislatore statale sarebbe all’origine di interventi estemporanei e parcellizzati in materia e del prodursi di una situazione di incertezza sul piano giuridico, e di confusione su quello più ampiamente politico-istituzionale, a scapito, come si osserva nel volume, di quell’«esigenza di uniformità nella garanzia dei diritti di libertà», essenziale al fine di scongiurare il prodursi di «irragionevoli differenziazioni di diritti» degli (e delle coppie di) omosessuali.

In quest’ottica, di sicuro rilievo sono le pagine in cui si dà conto dei «segmenti» di risposta dati a livello regionale e financo locale. Alcune regioni, infatti, ponendo, com’è noto, talvolta sotto stress la portata dell’ambito competenziale costituzionalmente sancito, specie con riguardo alla latitudine della materia dell’ordinamento civile e del c.d. “diritto privato regionale” (emblematici, al riguardo, i casi delle Regioni Toscana, Emilia Romagna e Liguria) hanno messo mano a «leggi, contenenti disposizioni che tutelano le persone omosessuali, principalmente, dal rischio di discriminazioni, in ambiti qualificati, che vanno dalla formazione professionale al settore sanitario». Inoltre, come si diceva, «accanto alle regioni, anche molti comuni italiani» si sono fatti carico di particolari aspetti della condizione delle coppie omosessuali, specialmente in forza delle competenze che ai Sindaci son date nell’esercizio della loro funzione di ufficiali di governo in materia di anagrafe civile, con l’introduzione di specifici registri comunali delle unioni civili, rendendo così possibile per le “coppie di fatto” dare alla propria unione un regime di pubblicità legale.

Soprattutto, quello affrontato nel libro è di quei temi che consente di mettere meglio a fuoco il ruolo per certi versi addirittura “suppletivo” svolto (a fronte della lontananza e della sostanziale impermeabilità del circuito politico rappresentativo nazionale) dai giudici, i quali (dovendo dare comunque una risposta) paiono i soggetti meglio in grado di intercettare e farsi carico delle suddette istanze di tutela. In particolare, dal volume risulta confermata la centralità del “dialogo tra giudici e tra Corti” nel determinare una qualche risposta, in un sistema di tutela multilivello dei diritti facente riferimento alla giurisprudenza delle Corti europee.

Il risultato, che può apparire per certi versi paradossale, è l’aversi talvolta a che fare con realtà formalmente democratiche fondamentalmente silenti su taluni profili concernenti la condizione dei soggetti omosessuali, ed un circuito tecnico-giudiziale, invece, sostanzialmente presente e che, specie dopo l’entrata in vigore della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, ha potenziato la propria propensione al riconoscimento ed alla tutela dei diritti legati alla sfera individuale, a beneficio (anche) della condizione di chi risiede stabilmente nel territorio europeo.

In una situazione tanto magmatica, e che resta in attesa di una più compiuta definizione, importanti, anche nel senso di un qualche certo recupero della rappresentanza politica, risultano essere le scelte (o, come si scrive, «le sollecitazioni») sul piano legislativo, provenienti dagli (altri) Stati. Così, ad esempio, dalla lettura del libro emerge l’importanza del ruolo che stanno avendo le «regolamentazioni in molti Stati dei rapporti di stabile convivenza tra persone dello stesso sesso» nel forgiare vere e proprie “tendenze costituzionali comuni”, col determinare, più nello specifico, «un cambiamento culturale nell’interpretazione dei diritti delle unioni affettive».

Peraltro, da questo tipo di dinamiche non sarebbe esclusa nemmeno l’Italia, dal momento che nel nostro Paese, in luogo del cd. “modello procreativo” (alla base, tradizionalmente, delle normative incentrate sul «riferimento al maschile e al femminile, quali categorie di individuazione dei soggetti destinatari della protezione»), starebbe prendendo consistenza il cd. “modello procreativo artificiale e surrogato”. “Modello”, che, tra l’altro, essendo “non specific gender”, risulterebbe meglio in grado di conseguire gli obbiettivi di “eguaglianza” e di “pari dignità sociale” consacrati nel dettato costituzionale (con quanto ne consegue, in particolare, come si dà atto nella seconda parte dello scritto, sulla «condizione di genitore» e sulla concezione codicistica stessa della «famiglia», sempre più sganciata dal “matrimonio”, ma pur sempre votata al delicato compito di meglio garantire la convivenza tra individui in quanto tali, nonché tra questi e la prole). Laddove, come si evidenzia, la stessa più recente giurisprudenza costituzionale pare esibire un certo, sia pure cauto, «favor» nei confronti dell’affermarsi «di quel diritto alla vita familiare, che, in oggi, dal piano euro-unitario si riflette sul livello nazionale, prescindendo dal facere legislatoris»…coll’ammonire, talora, anche in forza della giurisprudenza europea, lo stesso legislatore “a fare”.

La situazione è resa, peraltro, ancora più complessa dal rapido susseguirsi di sempre nuovi esiti delle tecniche e delle tecnologie (spec. in ambito biomedico)…in grado di offrire opportunità – le cui risorse, per vero, dovrebbero in punto di principio essere universalmente accessibili – ed aprire scenari fino a non molto tempo fa nemmeno immaginabili. Si pensi, ad esempio, volendo rimanere sugli aspetti affrontati nello studio, al rilievo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita (con riguardo alla stessa autonomia individuale quanto alla “libertà” di procreare), specie se considerate combinatamente a quegli altri interventi che, già ora paiono in grado di rendere sempre meno invasivo e dunque vieppiù praticabile il cambiamento di sesso.

In un contesto così in movimento e tendenzialmente più favorevole, rispetto al passato, al “pieno sviluppo della personalità” individuale, come si evince sfogliando il libro, sono addirittura taluni di quegli elementi – di tipo biologico e per generalità – tradizionalmente utilizzati per la definizione dello status della persona ad entrare nella disponibilità degli stessi individui, i quali ne stanno dunque diventando, nel contempo, artefici e detentori (il pensiero va alle pagine dedicate alle implicazioni della scelta esistenziale relativa al cambiamento di sesso e del nome attribuiti alla nascita)…per cui vieppiù cruciale si sta rivelando la questione della sicura cognizione dell’identità, in termini di identificazione nel tempo, delle persone, nei rapporti sociali.

Ma, come il volume curato da Daniele Ferrari sta a dimostrare, il percorso che, con riguardo alla “condizione giuridica dell’omosessualità”, ha portato “dalla sanzione, alla liberazione, e quindi alla dignità” è ancora per molti versi incompiuto…anche se la rotta sembra ormai chiaramente indicata.

 Nella speranza di aver suscitato un qualche interesse sul tema del libro, non resta quindi che augurare una buona lettura.

* Associata di Diritto costituzionale – Universita’ degli Studi di Genova