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Matrimoni con voto popolare

Contestualmente alle elezioni presidenziali, si sono svolti ieri negli U.S.A. quattro referendum in singoli Stati aventi ad oggetto la questione del matrimonio egualitario.

Negli Stati di Washington, del Maine e del Maryland sono stati approvati tre referendum che hanno aperto il matrimonio alle coppie formate da persone dello stesso sesso. Non era mai accaduto sinora che il matrimonio fosse introdotto per via refendaria, poichè nei sette Stati in cui è già ammesso, la riforma era stata imposta dalle Corti supreme (Massachusetts, Connecticut,  Iowa) o per approvazione delle assemblee legislative (Vermont, District of Columbia,  New York, New Hampshire).

E’ stato bocciato, inoltre, il referendum diretto ad introdurre un divieto costituzionale di apertura del matrimonio nello Stato del Minnesota. Anche in questo caso si tratta di una prima volta assoluta, poichè sino ad oggi tutti i referendum diretti ad introdurre una definizione solo eterosessuale di matrimonio avevano avuto successo.

Va segnalata, infine, la vittoria di Obama non solo per il suo evidente significato simbolico, trattandosi del presidente che più d’ogni altro s’è impegnato sulla questione omosessuale (introducendo gli hate crimes, abolendo il don’t ask don’t tell, dando mandato alla pubblica accusa di non difendere più il DOMA, Defence of marriage act, dichiarandosi – primo presidente nella storia americana – favorevole al matrimonio egualitario), ma anche perchè nel corso del prossimo mandato dovrà provvedere a nominare uno o due nuovi giudici della Corte Suprema, con conseguenze di sicuro impatto in materia di diritti civili, non essendo neppure da escludere prossime decisioni anche sulla questione del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Con l’elezione di Romney, per contro, era attesa la nomina di giudici di tutt’altro segno che avrebbero concorso, con buona probabilità, a riesaminare persino la celebre decisione Roe v. Wade, che nel 1973 aveva garantito il diritto d’aborto.

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