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Autorecensioni/ Omosessualità e diritti. I percorsi giurisprudenziali e il dialogo globale delle Corti costituzionali

ImmagineMentre nel dibattito pubblico si riaccende la disputa sulla via più sicura e veloce verso la rimozione della discriminazione matrimoniale, il 31 gennaio arriva in libreria un volume di grande interesse che ripercorre con intelligenza ed interessanti spunti critici la storia dell’evoluzione giurisprudenziale a livello globale in materia di riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali e delle coppie dello stesso sesso.

di Angioletta Sperti *

Negli ultimi quindici anni, il tema dei diritti degli omosessuali e delle coppie dello stesso sesso ha assunto una dimensione globale e si può ragionevolmente sostenere che quello per i diritti degli omosessuali costituisca il fronte più caldo nelle rivendicazioni dei diritti civili del nostro tempo. In questo confronto, le Corti costituzionali e supreme operano come gli attori principali, spesso a fronte dell’inerzia dei legislatori e della loro incapacità di operare una sintesi tra posizioni contrapposte. Non può non ravvisarsi nell’attuale “stagione dei diritti” degli omosessuali, un’ulteriore manifestazione del successo a livello globale dei giudici (la cd. judicialization), chiamati spesso a risolvere questioni che in passato sarebbero state rimesse alla decisione degli organi elettivi.

Rispetto al passato, in cui altri movimenti sociali si sono battuti, in molti Paesi, per il superamento delle disparità verso particolari categorie di persone, conseguendo rilevanti successi sia nelle aule di giustizia che nei Parlamenti nazionali, la risonanza delle decisioni delle Corti (o degli interventi dei legislatori nazionali) è oggi largamente amplificata dai nuovi mezzi di comunicazione di massa. La rapida circolazione delle informazioni sul riconoscimento dei diritti degli omosessuali e delle coppie dello stesso sesso alimenta un confronto globale in cui, tuttavia, all’attrazione dei diritti verso una dimensione che travalica i confini nazionali fanno riscontro anche opposte manifestazioni, dirette a preservare tradizioni e valori nazionali.

L’Autrice – ricercatrice presso l’Università di Pisa dove insegna “Libertà costituzionali” – si propone, in primo luogo, di ripercorrere la giurisprudenza costituzionale ed internazionale sui diritti degli omosessuali e delle coppie dello stesso sesso attraverso le “generazioni giurisprudenziali” che hanno condotto, in molte esperienze, al loro progressivo riconoscimento. Attraverso un’ampia analisi della giurisprudenza, anche inedita, di corti costituzionali o supreme europee ed extraeuropee, il volume ne analizza, in particolare, i percorsi  comuni al fine di riflettere sul dialogo ed il confronto tra i giudici costituzionali, sulle argomentazioni prevalenti nelle pronunce ed, infine, sul modo in cui esse hanno affrontato le difficoltà istituzionali sollevate dai casi.

Lo studio tematico dei percorsi della giurisprudenza delle Corti costituzionali e internazionali (condotto nei capitoli I-IV), a differenza di un’analisi disgiunta delle singole giurisprudenze nazionali consente, infatti, di evidenziare le molte affinità nell’oggetto delle pronunce e nel parametro del giudizio applicato dalle Corti e di rintracciare una progressione comune ai vari ordinamenti nel riconoscimento dei diritti degli omosessuali e delle unioni tra persone dello stesso sesso. Sin dai primi anni Novanta, la dottrina ha, infatti, ravvisato degli standard patterns nella giurisprudenza costituzionale sulla depenalizzazione dell’omosessualità e gli sviluppi più recenti hanno confermato la tendenza delle Corti a seguire in prevalenza percorsi simili, orientati verso il conseguimento della parità dei diritti per gli omosessuali.

Questa evoluzione della giurisprudenza costituzionale ed internazionale muove, nei primi anni Novanta, dalle prime dichiarazioni di illegittimità delle leggi di sodomia, cui fanno seguito, in molti ordinamenti, alcune riforme della legislazione penale volte a depenalizzare l’omosessualità o gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso.

Questi primi successi del movimento per i diritti degli omosessuali conducono al progressivo riconoscimento del valore di “formazioni sociali” delle unioni tra persone dello stesso sesso e del loro diritto ad una “vita familiare”. Si realizza così il passaggio da una prospettiva tutta incentrata sulla tutela dell’individuo (e, quindi, sulla sua libertà di autodeterminarsi e la sua dignità nella sfera privata) ad una visione pluralistica della società in cui il riconoscimento del valore della dignità umana rappresenta il presupposto del mutuo riconoscimento e della convivenza sociale. La giurisprudenza della Corte EDU, ma anche quella canadese e sudafricana forniscono, a questo riguardo, interessanti spunti di riflessione.

A questi sviluppi della giurisprudenza fanno seguito, in molti Paesi, riforme legislative che introducono le unioni civili registrate per le coppie omosessuali, mentre il matrimonio resta un istituto riservato in prevalenza alle coppie eterosessuali. Sul piano giurisprudenziale, vengono proposti nuovi ricorsi alle Corti costituzionali ed alla Corte EDU diretti alla dichiarazione di illegittimità delle disposizioni che riservano il godimento di diritti e benefici sociali, fiscali, previdenziali alle sole coppie sposate o conviventi di sesso diverso.

La progressiva equiparazione tra unioni omosessuali ed eterosessuali registrate (o tra le prime e il matrimonio) si compie, dunque, nella maggior parte degli ordinamenti a livello giurisprudenziale, ma questi esiti non soddisfano pienamente le coppie dello stesso sesso che in molti Paesi vedono nel sistema del “doppio binario” (matrimonio/unioni omosessuali registrate) il perpetuarsi di uno stigma nei confronti delle coppie dello stesso sesso ed il riproporsi, sotto mutate spoglie, del principio del separate but equal.

Ne scaturisce una quarta “generazione” (giurisprudenziale e legislativa) che approda al riconoscimento del diritto al matrimonio per le coppie omosessuali. In questa fase, determinante è il contributo dei giudici costituzionali all’adeguamento di una legislazione matrimoniale fondata sul carattere “naturale” del matrimonio eterosessuale finalizzato alla procreazione.

Il superamento del “paradigma eterosessuale” del matrimonio stimola, infine, un’ultima stagione di ricorsi alle Corti costituzionali (e di istanze rivolte ai legislatori nazionali) per la dichiarazione di illegittimità costituzionale (o l’abrogazione) delle disposizioni legislative che frappongono ostacoli al riconoscimento di un diritto alla genitorialità degli omosessuali e delle coppie dello stesso sesso. Come l’esperienza francese ha dimostrato con chiara evidenza, l’estensione del diritto al matrimonio rappresenta la premessa per l’avvio di un confronto anche sull’accesso all’adozione congiunta ed alle tecniche di procreazione medicalmente assistita da parte della coppia omosessuale.

Un’analisi per “generazioni giurisprudenziali” consente all’Autrice, attraverso il confronto fra le varie esperienze, di riflettere sulle ragioni della diversa velocità con cui il riconoscimento dei diritti degli omosessuali si è compiuto nei vari ordinamenti ed, al tempo stesso, di valutare pregi e difetti di un approccio graduale (piecemeal relief) al riconoscimento dei diritti degli omosessuali. Sebbene un avanzamento a piccoli passi verso la piena parità dei diritti appaia frustrante ed insoddisfacente alle coppie omosessuali (e, talora, anche per le stesse Corti costituzionali), l’esperienza maturata nei Paesi in cui oggi può dirsi conseguito l’obiettivo della parità dei diritti per gay e lesbiche, lascia supporre che proprio uno step by step approach abbia reso possibili conquiste che non sarebbero state conseguibili attraverso immediate e radicali riforme legislative o prese di posizione a livello giurisprudenziale.

Negli Stati Uniti, ad esempio, casi come Goodridge della Corte Suprema del Massachussetts e Lawrence della Corte Suprema degli Stati Uniti hanno sicuramente favorito agli occhi dell’opinione pubblica e dello stesso mondo politico, un incremental process che consente, ad esempio, alla dottrina di parlare oggi di una inevitability of gay marriage in tutti gli Stati.

Questo perché il contributo che le Corti, anche sovranazionali, hanno sino ad oggi offerto alla causa del movimento per i diritti degli omosessuali deve essere apprezzato non solo per i contenuti sostanziali delle pronunce, ma anche per aver favorito il mutamento della coscienza sociale e stimolato l’emergere di una maggior sensibilità, nell’opinione pubblica e nel mondo politico, verso la condizione degli omosessuali.

Le Corti costituzionali, come si afferma nel capitolo VI del volume, hanno, infatti, esercitato un ruolo rilevante non solo nel “consolidamento” dei successi che gli omosessuali avevano già conseguito nelle Corti di merito o nel mondo politico, ma hanno anche largamente contribuito al superamento di molti stereotipi verso l’omosessualità e, sul piano dei rapporti istituzionale, dell’inerzia dei legislatori nazionali.

Come, peraltro in passato era stato sostenuto dalla dottrina americana che si era occupata del ruolo istituzionale della Corte Suprema nell’affermazione dei diritti civili delle minoranze razziali negli Stati Uniti, studi recenti sull’influenza esercitata dal movimento per i diritti degli omosessuali sull’azione delle Corti e dei legislatori nazionali, provano che il giudizio di legittimità costituzionale non opera mai in netta contrapposizione con l’opinione pubblica e il mondo politico. Il contributo delle Corti all’avanzamento della causa degli omosessuali, come chiariremo attraverso una ricostruzione dell’evoluzione della giurisprudenza costituzionale di alcuni Paesi, può essere, infatti, descritto in prevalenza in termini di sinergia e di collaborazione con gli organi politici (capitolo VI).

In questo studio, l’analisi sincronica della giurisprudenza delle Corti costituzionali ed internazionali consente di mettere in risalto il dialogo ed il confronto tra i giudici costituzionali. Il crescente numero di riferimenti ai precedenti stranieri nella giurisprudenza costituzionale – oggetto di ampia riflessione degli studiosi negli ultimi dieci anni – dimostra come il dialogo tra le Corti rappresenti oggi non solo un’opportunità ma anche, nella soluzione di casi difficili o che riguardano il riconoscimento di “nuovi diritti”, un obbligo naturale per il giudice costituzionale.

La giurisprudenza offre ampie conferme di queste tendenze. Come si tenta di chiarire nel capitolo V, alcune pronunce rappresentano dei landmark cases a livello globale ed hanno favorito, anche al di fuori dei confini nazionali, svolte rilevanti nell’affermazione dei diritti degli omosessuali. Il volume si propone, al tempo stesso, di evidenziare la direzione in cui ha prevalentemente operato la comparazione e di esaminare come le stesse Corti giudichino l’opportunità del ricorso ai precedenti stranieri in questo contesto. In un ambito tematico in cui rilevano disposizioni costituzionali sul matrimonio e la famiglia nella cui interpretazione sono spesso trasfusi argomenti tratti dalla tradizione o principi etici e religiosi, si rende, infatti, necessario chiarire fino a che a punto la comparazione possa offrire un ausilio al giudice anche per un’interpretazione evolutiva delle disposizioni costituzionali.

La ricostruzione dei percorsi giurisprudenziali delle Corti costituzionali e supreme e di quelle internazionali offre, inoltre, un interessante punto di osservazione dal quale guardare alle scelte argomentative delle Corti. L’analisi delle pronunce aventi ad oggetto questioni affini evidenzia differenze ed analogie nella scelta dei parametri costituzionali per l’esame delle questioni di legittimità costituzionale e nei fattori sociali e culturali che influenzano il “linguaggio dei diritti” (capitolo VI).

Dopo aver osservato come l’argomentazione dei giudici tenda in prevalenza ad essere fondata su argomenti che muovono dal riconoscimento del valore della dignità umana, dal diritto alla privacy, intesa anche come autodeterminazione dei singoli in relazione alle scelte fondamentali della propria vita, il volume guarda al modo in cui le Corti hanno inteso il contenuto sostanziale di questi diritti e soprattutto, il loro intreccio con il principio di eguaglianza, inteso in prevalenza come divieto di discriminazione.

È, infine, alla luce del quadro giurisprudenziale che emerge dal diritto comparato che, il volume guarda alla giurisprudenza costituzionale e di legittimità del nostro Paese.

Il confronto con altre esperienze consente, infatti, non solo di evidenziare le luci e le ombre della nostra giurisprudenza, ma anche di riflettere sulle ragioni della ritrosia mostrata dalla nostra Corte costituzionale nella sent. n. 138 del 2010 e della successiva e maggiore apertura della Corte di Cassazione nel 2012.

La comparazione offre, inoltre, preziose indicazioni circa le prospettive future della giurisprudenza costituzionale. È noto come entrambe le Corti abbiano indicato al legislatore l’opportunità dell’introduzione di un regime di tutela delle unioni omosessuali parallelo al matrimonio “tradizionale” ed ai giudici comuni la possibilità di interventi puntuali a tutela di specifiche situazioni. È quindi alla luce del ruolo che in altri Paesi le Corti costituzionali hanno svolto nel cammino verso la piena parità dei diritti per gli omosessuali che il volume tenta di chiarire per quale motivo, anche nel nostro Paese, il movimento per i diritti degli omosessuali dovrebbe, a nostro giudizio, perseguire nella proposizione di questioni di legittimità costituzionale un approccio graduale verso l’affermazione della parità dei diritti per gli omosessuali e le coppie dello stesso sesso.

*ricercatrice presso l’Università di Pisa dove insegna “Libertà costituzionali”

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Angioletta Sperti, Omosessualità e diritti. I percorsi giurisprudenziali e il dialogo globale delle Corti costituzionali, Pisa University Press, Pisa, 2013, pp. 281, Isbn: 9788867412396.

 

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